VIAGGIO ALL’INTERNO DELLA NEGOZIAZIONE
in tre tappe, Firenze, Venezia, Torino e una destinazione, Milano
Conclusioni veneziane per Milano 1° dicembre 2023
CENNI SULLA TAPPA VENEZIANA: LA NEGOZIAZIONE ASSISTITA
A Venezia ci siamo occupati di Negoziazione Assistita.
Il confronto è stato a tratti scoppiettante tra chi intravede nella Negoziazione Assistita una opportunità e chi invece la scruta ancora con estrema diffidenza.
Certo è che, quanto meno in Veneto, la Negoziazione Assistita non è molto frequentata, se non nell’ambito del diritto di famiglia e, anche in quel caso, di rado si svolge secondo la procedura fissata dal Legislatore, ma è piuttosto il momento conclusivo in cui va a confluire l’accordo a cui gli avvocati giungono all’esito di una trattativa che, spesso, non vede la partecipazione attiva delle parti.
Perché, ad oltre nove anni dalla entrata in vigore della legge, questa è ancora la situazione?
Cosa ancora manca per rendere efficace ed operativa la Negoziazione Assistita? Soprattutto, la Pratica Collaborativa può essere uno strumento utile per superare le criticità che la Negoziazione Assistita ancora pone?
A queste domande la tappa veneziana ha cercato di dare risposta in un susseguirsi di interventi dei quali, in questa presentazione a sei mani, vogliamo trasferire i punti essenziali convogliandoli in poche parole chiave.
E la prima parola è senza dubbio EVOLUZIONE
Serve un salto di qualità della classe forense, che superi logiche individualiste, per cominciare a collaborare con l’altro, non più concepito come avversario e nemico, bensì come partner con cui lavorare per arrivare ad una soluzione funzionale del conflitto e così contribuire alla pace sociale.
Noi avvocati dobbiamo superare la logica della lite, quale contrasto giuridicamente qualificato, per abbracciare le opportunità che il conflitto, come fenomeno relazionale, ci offre, imparando a muoverci sul piano della soddisfazione degli interessi per arrivare ad un accordo che, soddisfacendo tutte le correnti sottese al conflitto, verrà spontaneamente eseguito e sarà destinato a durare nel tempo.
Per far tutto questo serve RESPONSABILITA’. Di chi?
In primo luogo di noi Professionisti che dobbiamo conoscere e saper praticare anche i nuovi strumenti che si affiancano al processo, quali ulteriori opzioni da fornire al cliente per individuare lo strumento migliore per la soluzione di quel problema specifico; che dobbiamo preoccuparci di preparare il cliente al negoziato e dobbiamo elaborare soluzioni creative al conflitto nel rispetto delle norme di legge, così onerandoci di un’attività estremamente impegnativa, il che potrebbe indurci a pensare che sia più facile rimettere al Giudice la decisione. In questo senso il metodo della Pratica Collaborativa ci viene in soccorso, perché lavorare in team alleggerisce (quanto è preferibile delegare all’esperto finanziario la disamina degli aspetti finanziari?) e la responsabilità è condivisa.
Responsabilità è anche delle Parti litiganti, chiamate ad essere attive nella risoluzione del loro problema poiché la capacità del “sistema” di garantire giustizia è limitata, pertanto va preservata e usata con parsimonia solo quando strettamente necessario; per il resto ciascuno di noi è chiamato a farsi carico dei propri conflitti e a fare quanto in suo potere per risolverli.
Responsabilità è anche intesa come abilità nella risposta (da Responsum). Ci viene chiesto di non essere ostaggio delle nostre emozioni e dei nostri percepiti ma di imparare a gestirli per reagire agli stimoli non in modo automatico, bensì in modo funzionale alla realizzazione di un nuovo assetto auspicabilmente destinato a durare nel tempo.
Per far ciò è indispensabile acquisire un nuovo LINGUAGGIO
La negoziazione impone un mutamento del canone espressivo. Non solo del modo in cui ci si rivolge all’altro, ma anche del contenuto degli accordi che devono essere redatti in modo comprensibile per le parti.
La eccessiva procedimentalizzazione e anche il ricorso ad un linguaggio eccessivamente tecnico creano divario tra le necessità della persona e lo strumento, fallendo in quel recupero della dimensione umana a cui l’avvocato negoziatore è chiamato. Anche in questo caso il metodo della Pratica Collaborativa ci aiuta. La presenza del Facilitatore della comunicazione, terzo neutrale, è una risorsa che non solo aiuta le parti, ma anche i professionisti al tavolo. Il Facilitatore fissa il registro comunicativo con cui anche noi avvocati, abituati alla pugna, entriamo in risonanza così davvero “dando forza alla parola e non parola alla forza”.
CAMBIAMENTO
Serve dunque un cambio di paradigma rispetto allo schema classico che vede i legali in stile avversariale, una visione diversa che sposti il centro del negoziato dalle posizioni agli interessi e ai bisogni delle parti che riconoscendosi e legittimandosi, divengono persone protagoniste del percorso negoziale: il metodo e l’approccio non contenzioso al problema è una via in cui la capacità di comunicare efficacemente passa attraverso l’empatia e cerca di individuare le soluzioni più sostenibili per tutti.
Lo sguardo dell’avvocato negoziatore non può essere rivolto solo al suo cliente ma anche all’altra parte restando in equilibrio focalizzandosi sull’importanza di accompagnare il nostro cliente ad ascoltare anche i bisogni dell’altro per trasformare e superare il conflitto.
Il conflitto non appartiene al legale il negoziato non deve portare un risultato a lui ma al suo assistito.
ASCOLTO ATTIVO: fondamentale per arrivare ad un accordo sostenibile nel tempo è aver affrontato le ragioni del conflitto con competenza e ponendosi in ascolto anche delle ragioni dell’altra parte.
L’ascolto attivo va studiato e praticato sono tecniche che si apprendono sapendo cogliere le sfumature del non verbale, gli sguardi il tono della voce, vuol dire porre domande aperte non solo nella fase di preparazione degli incontri ma anche durante gli incontri con l’altra parte fare domande all’altra parte cercare di andare in empatia sempre stando al fianco del proprio cliente.
Evidente che ci vuole tempo spazio consapevolezza per far emergere i bisogni lasciando sullo sfondo il diritto e le pretese. Riformulare per essere certi di aver capito bene.
L’ascoltare non può essere aspettare il nostro turno ma è già partecipare.
Attraverso un ascolto consapevole empatico ed attento anche l’ascolto dell’altro diventa fonte preziosa di aspetti utili a raggiungere un accordo soddisfacente e rispettoso per tutti.
FORMAZIONE
Per arrivare al cambio di paradigma e poter raggiungere le competenze di tipo relazionale e umano che permettano di restituire all’ avvocato quel ruolo sociale (Cass. 8473/2019) che ha perso e per cercare di rimettere al centro la persona e le relazioni è evidente che la formazione è indispensabile.
Una formazione che crei un linguaggio comune interdisciplinare e che sia continua non solo teorica ma pratica per allenare la mente e l’anima all’ascolto alle tecniche negoziali più raffinate alla preparazione del cliente di ogni singolo incontro, tecniche anche di comunicazione e come abbiamo potuto vedere probabilmente anche digitali e con un’apertura all‘intelligenza artificiale che sembrerebbe la netta antitesi di un tavolo in cui si discute di vita reale.
SCATOLA VUOTA
La negoziazione assistita prevista dal dl 132 del 2014 è una SCATOLA VUOTA che noi avvocati abbiamo riempito il più delle volte con negoziazioni “classiche”, ovvero posizionali, dal momento che riuscire ad andare oltre le posizioni giuridiche ci vogliono delle competenze specifiche e un metodo che aiuti a ricercare nei bisogni delle parti la causa ed al tempo stesso la fonte di soluzione per il componimento del conflitto.
COME “RIEMPIRE” LA SCATOLA?
C’è bisogno di:
• FORMAZIONE SPECIFICA, anche obbligatoria, per gli avvocati che effettuano negoziazioni assistite (come ad es. è stata richiesta per il curatore del minore) volta ad insegnare come ricercare gli interessi delle parti oltre le loro posizioni giuridiche e ad ascoltare e gestire le emozioni senza strumentalizzazioni .
• SICUREZZA e quindi è necessario negoziare prima con il collega su come si intende negoziazione ed esplicitarlo in un accorso chiaro (negoziazione sulla negoziazione)
• CHIAREZZA e SEMPLICITA’ di LINGUAGGIO che devono caratterizzare tutta la negoziazione: la lettera di intervento , i criteri per stabilire l’EQUITÀ dell’UNA TANTUM che l’avvocato è chiamato a certificare, le responsabilità che si assumono le parti, …
BUONA FEDE e LEALTA’ . Spesso in materia di famiglia la negoziazione assistita viene utilizzata per evitare la trasparenza documentale oggi espressamente richiesta nel processo, e questo è contrario ai principi stessi alla luce dei quali ci si impegna a negoziare
• RINUNCIA AL MANDATO nel caso di fallimento della negoziazione e avvio della causa giudiziale per evitare l’utilizzo strumentale delle informazioni acquisite in negoziazione. In senso contrario ci è notato che l’acquisizione di dichiarazioni di terzi e confessorie previste dall’art. 4 bis e ter rischiano di ridurre la negoziazione assistita ad un PRETRIAL e non aiutano a differenziarla dal processo
• Attenzione all’ASCOLTO DEL MINORE da effettuare sempre, con modalità idonee, anche attraverso gli stessi genitori con il supporto di un esperto.
• GRATUITO PATROCINIO da estendere anche alla materia di FAMIGLIA (oggi sono la maggior parte delle negoziazioni ).
• TEMPO c’è bisogno di dedicare tempo alla negoziazione e soprattutto alla sua preparazione . Ci vuole tempo perla scoperta dei bisogni e per l’eventuale riorientamento degli interessi e non si può accettare un incarico se, tenuto conto dei propri impegni, non si è in grado di occuparsene.
Da Venezia è giunto anche un allert sulle CYBER ADR!
L’intelligenza artificiale sta portando a un cambio di paradigma culturale, di cui non siamo ancora pienamente consapevoli.
Già oggi le Cyber ADR sono software “toghe” che per la composizione di un conflitto bypassano la necessità della presenza del terzo e la sostituiscono con l’Intelligenza Artificiale.
Quali saranno gli effetti di tutto ciò sul modo di negoziare ? Quali nuove competenze saranno richieste?
Il metodo della Pratica Collaborativa e la continua formazione richiesta ai suoi iscritti rappresentano un’opportunità per dare risposta a queste esigenze.
A cura degli Avv.ti Barbara Bottecchia, Maria Augusta Ravagnan e Laura Tedesco