Se dovessi fare una riflessione sull’esperienza fino a qui accumulata in poco più di 40 anni di attività lavorativa, mi sentirei di dire che non ci sono nuclei familiari sempre sani e forti così come non ci sono famiglie sempre inadeguate. Certamente ci sono fattori facilitanti le competenze del nucleo (il livello delle risorse personali, relazionali, economiche…) a fronte di altri che predispongono a comportamenti e reazioni di sofferenza (carenza di strumenti culturali, precarietà economica e lavorativa, rigidità di pensiero,..) ma quello che accade è poi la risultante di una serie di variabili che si intrecciano in modo diverso e a volte imprevedibile.
Allora le coppie che arrivano, in due o ciascuno per conto suo, insieme alla loro crisi coniugale o di convivenza, portano questa variabilità: alcuni hanno più elementi protettivi ad aiutarli a fronteggiare meglio il momento, altri sono più scoperti.
Se questo diverso corredo è compresente all’interno della stessa coppia, siamo certamente di fronte ad uno squilibrio più delicato che può esporre, chi entra in rapporto con loro, ad alimentarlo, a fissarlo, rischiando, così, di far prevalere le ragioni del più forte.
La presenza di figli, soprattutto se minori, rende ancora più complessa la situazione di crisi e, talvolta o molto spesso ( ognuno qui può far riferimento alla sua esperienza), questa presenza invece di svolgere una funzione di protezione e contenimento della conflittualità, viene utilizzata come elemento di dotazione del contendere.
ECCO, CREDO CHE LA PRATICA COLLABORATIVA ENTRI IN CONTATTO CON QUESTI ASPETTI ED È STRUTTURATA, INDIRIZZATA PER VANIFICARE QUESTE “DERIVE” DELLA CRISI:
- Tutti gli attori del percorso sono impegnati ad arrivare a conclusioni condivise, rispettose dei bisogni e delle emozioni degli ex, coniugi o conviventi, che sono i primi veri protagonisti del percorso stesso e questo anche grazie al fatto che né gli elementi di debolezza né quelli di forza vengono utilizzati per andare a determinare una sconfitta vs una vittoria;
- E così i figli che non devono perdere la loro posizione di persone comunque da rispettare e, se minori, portatori del diritto di essere accompagnati all’età adulta da genitori responsabili e che, proprio per questo, assumono un valore aggiunto di risorsa per i genitori, per supportarli nel transitare e superare la loro crisi che li vede chiudere definitivamente la loro relazione come coppia ma non come genitori.
Contenuti e attenzioni alla qualità delle relazioni che vengono garantiti e tutelati da un’architettura in fondo semplice ma ricca di significato non certo casuale, che trova la sua prima declinazione in un setting teso a favorire il dialogo, la circolarità delle informazioni, l’accoglienza di tutta la possibile gamma di emozioni, la trasformazione degli impasse in passaggi evolutivi costruttivi.
Ed in ultima analisi vieni a scoprire che la Pratica Collaborativa non è solo un modello di risoluzione non conflittuale delle crisi familiari ma è un’esperienza nutritiva anche per te, professionista, che entri a far parte di quel setting.
Ma potremmo parlarne in seguito.