Succede proprio così, come nel video musicale che ci ha regalato Stu Webb in occasione del 25ennale di IACP: nasce un evento o un’idea, sia essa una Pratica Collaborativa o un progetto, più o meno ambizioso; ci si incontra, le relazioni di gruppo si formano naturalmente a seconda di quello che succede, senza un sistema gerarchico top- down, non c’è bisogno di un direttore d’orchestra.
Credo che abbiamo assorbito questa idea del jazz come plug & play: le persone si muovono nelle varie discipline in orizzontale e anche con una modalità interscambiabile, si mettono insieme (plug), sviluppano una nuova pratica (play), e alla fine suonano il jazz. Perché all’interno del canovaccio (brief) delle nostre linee guida, si improvvisa, e anche molto. Adattandosi alla specificità della situazione e del contesto, agendo in modo spontaneo e riflessivo (imparando facendo e riflettendo sul ciò che si fa). Finita la musica si stacca la spina ed ognuno se ne va, solitamente più felice di prima, per la sua strada.
Così è trascorso per me l’ultimo anno, con tutta una serie di progetti realizzati in compagnia. Con impegno ma quasi senza accorgermi della fatica, ho imparato a suonare il jazz. A spostarmi con facilità da un posto all’altro, dell’Italia e del mondo, a interagire spontaneamente con persone che non conoscevo, a condurre e a lasciarmi condurre senza timore da altri amici, colleghi, conoscenti, esperti di altre discipline che non erano le mie, imparando da loro e trasmettendo a mia volta, senza riserve, tutto quello che potevo. Ma, soprattutto, uscendone ogni volta sempre più arricchita.
Un grazie di cuore a chi ha già partecipato alle improvvisazioni, a chi vorrà in futuro cimentarsi a suonare e a chi ha provato piacere nell’ascoltare la nostra musica.